martedì 29 aprile 2014

I DIVERSAMENTE DISABILI

 
 
 
 
D.ssa Carmela Mantegna
Counselor Relazionale Prepos
 


All’improvviso, come mi capita ogni qualvolta vivo quello stato di profondo e cosciente trasalimento di fronte ad una nuova intuizione, mi ritrovai davanti agli occhi quella enorme lente di ingrandimento, che mi fa vedere l’aspetto meno manifesto delle cose e della realtà: l’essere semplicemente folli e l’essere diversamente folli, la bugia buona e la bugia cattiva, il vedere oltre il diritto e oltre il rovescio delle cose, abbandonando quella reverenza verso la canonicità e cercando il diritto anomalo e fuori dal comune, o il rovescio testardamente atipico : un mondo alla rovescia, insomma.

Diritto, rovescio, diritto, rovescio : un lavoro a maglia creativo e ri-creativo, che sa osare, ribaltare le prospettive, rovesciare le focalizzazioni, inseguire la ragionevolezza dell’irragionevole.

Ogni cosa è solo questione di sguardo e prospettive, ma anche di linguaggio : non avremmo, per esempio, potuto chiamare rovescio il diritto e diritto il contrario? Questione di buon senso, mi diranno alcuni : la lingua va controllata, regolata, canonizzata. Concretezza, mi direbbero altri.  Qualcun altro ancora l’accoglierebbe come genialità. Un piacere estemporaneo per chi la vita è solo questione di bruciare l’attimo fuggente. Una cosa vale l’altra per un apatico abbandonato al suo sopore. Sarebbe una vergogna esporsi con una novità così éclatante, esordirebbe un timido invisibile, mentre un affettivo appiccicoso assumerebbe la novità per il solo fatto di compiacere qualcuno.

Ma, alla fine, forse ognuno vive in un proprio mondo alla rovescia.

E allora, io voglio vivere anche il mio, guardando il mondo dalla mia rovescia, che per me rappresenta la parte diritta : giudicate voi, comunque, cari lettori.

Forse il mio diritto è il rovescio dell’altro e viceversa, comunque sia, la  grande lente di ingrandimento, che mi compare all’improvviso, è così trasparente da farmi vedere sempre un dettaglio nuovo sia dal diritto che dal rovescio.

Ultimamente, si sono infiltrate nel linguaggio nuove espressioni e non ultima quella di “diversamente abile”, che mi piace pure, perché valorizza le risorse presenti in una persona con handicap. Ma, quando una mia amica mi ha raccontato di tutte le difficoltà che il suo bambino, affetto da sindrome di Down, incontra con la sua insegnante di sostegno, e non solo, mi è partito proprio dallo stomaco questo pensiero : ECCO LA CATEGORIA DEI DIVERSAMENTE DISABILI !

 Sono quelle persone che innescano relazioni malate e che non sanno veicolare valori, ma che in società occupano anche posti di prestigio e che, quando vogliono squalificare gli altri, prendono come paragone l’ignoranza dell’asino…. !

Ci sono disabilità e disabilità, disabilità dichiarate e disabilità sconosciute, disabilità reali e disabilità altre : la stupidità, la presunzione, l’ignoranza malefica, il pregiudizio, l’ottusità, la chiusura della mente e del cuore, la cattiveria, la maldicenza…

 Ci pensiamo a quello che può provare una mamma, quando l’insegnante di Italiano toglie le scarpe al suo bambino down perché scalpita per la classe, facendo rumore? Chi è il più dis abile fra i due ?

E, quando per lo stesso bambino, l’insegnante di Religione cattolica mette in dubbio che il piccolo possa cogliere il messaggio di Gesù : non ci troviamo di fronte, innanzitutto, ad una diversamente atea e poi di fronte ad un grave caso di disabilità umana?

E tutta la letteratura che si va diffondendo nella Scuola sui Bisogni Educativi Speciali? Un tipo di differenza, che sta facendo aumentare il numero di bambini dichiarati affetti da disgrafia, discalculia, dislessia……

Stiamo dando proprio i numeri! Anche qui abbiamo anche tanti insegnanti con Bisogni Educativi Speciali alternativi…., perché si tratta proprio di una miopia avanzata ! Fatto sta che sui piccoli rimane un’etichetta, una disabilità, che non è altro che una proiezione di un disagio personale: una probabile disgrafia e dislessia nella scrittura e lettura della propria vita e una forma di discalculia dovuta all’incapacità di fare un calcolo e bilancio delle proprie scelte.

 Scrive Georges Clemenceau :”Quella che chiamiamo verità è soltanto un'eliminazione di errori”.                   

 E siccome errare è umano, vogliamo credere e sperare che, per diritto o per rovescio, ognuno si riconcili con la parte migliore di sé, crescendo in quella sola abilità necessaria per ogni uomo : l’AMORE !

Ma, come scrive Arturo Graf nella sua opera Ecce Homo del 1908 : “Certe verità sono più pronti a dirle i matti che i savi”.

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