I DIVERSAMENTE DISABILI
D.ssa Carmela Mantegna
Counselor Relazionale Prepos
All’improvviso, come mi capita ogni
qualvolta vivo quello stato di profondo e cosciente trasalimento di fronte ad
una nuova intuizione, mi ritrovai davanti agli occhi quella enorme lente di
ingrandimento, che mi fa vedere l’aspetto meno manifesto delle cose e della
realtà: l’essere semplicemente folli e l’essere diversamente folli, la bugia
buona e la bugia cattiva, il vedere oltre il diritto e oltre il rovescio delle
cose, abbandonando quella reverenza verso la canonicità e cercando il diritto
anomalo e fuori dal comune, o il rovescio testardamente atipico : un mondo alla
rovescia, insomma.
Diritto, rovescio, diritto,
rovescio : un lavoro a maglia creativo e ri-creativo, che sa osare, ribaltare
le prospettive, rovesciare le focalizzazioni, inseguire la ragionevolezza
dell’irragionevole.
Ogni cosa è solo questione di
sguardo e prospettive, ma anche di linguaggio : non avremmo, per esempio,
potuto chiamare rovescio il diritto e diritto il contrario? Questione di buon senso,
mi diranno alcuni : la lingua va controllata, regolata, canonizzata.
Concretezza, mi direbbero altri. Qualcun
altro ancora l’accoglierebbe come genialità. Un piacere estemporaneo per chi la
vita è solo questione di bruciare l’attimo fuggente. Una cosa vale l’altra per
un apatico abbandonato al suo sopore. Sarebbe
una vergogna esporsi con una novità
così éclatante, esordirebbe un timido invisibile, mentre un affettivo
appiccicoso assumerebbe la novità per il solo fatto di compiacere qualcuno.
Ma, alla fine, forse ognuno vive
in un proprio mondo alla rovescia.
E allora, io voglio vivere anche
il mio, guardando il mondo dalla mia rovescia, che per me rappresenta la parte
diritta : giudicate voi, comunque, cari lettori.
Forse il mio diritto è il
rovescio dell’altro e viceversa, comunque sia, la grande lente di ingrandimento, che mi compare
all’improvviso, è così trasparente da farmi vedere sempre un dettaglio nuovo
sia dal diritto che dal rovescio.
Ultimamente, si sono infiltrate
nel linguaggio nuove espressioni e non ultima quella di “diversamente abile”,
che mi piace pure, perché valorizza le risorse presenti in una persona con
handicap. Ma, quando una mia amica mi ha raccontato di tutte le difficoltà che
il suo bambino, affetto da sindrome di Down, incontra con la sua insegnante di
sostegno, e non solo, mi è partito proprio dallo stomaco questo pensiero : ECCO
LA CATEGORIA DEI DIVERSAMENTE DISABILI
!
Sono quelle persone che innescano relazioni
malate e che non sanno veicolare valori, ma che in società occupano anche posti
di prestigio e che, quando vogliono squalificare gli altri, prendono come
paragone l’ignoranza dell’asino…. !
Ci sono disabilità e disabilità,
disabilità dichiarate e disabilità sconosciute, disabilità reali e disabilità
altre : la stupidità, la presunzione, l’ignoranza malefica, il pregiudizio,
l’ottusità, la chiusura della mente e del cuore, la cattiveria, la maldicenza…
Ci pensiamo a
quello che può provare una mamma, quando l’insegnante di Italiano toglie le
scarpe al suo bambino down perché scalpita per la classe, facendo rumore? Chi è
il più dis abile fra i due ?
E, quando per lo
stesso bambino, l’insegnante di Religione cattolica mette in dubbio che il
piccolo possa cogliere il messaggio di Gesù : non ci troviamo di fronte,
innanzitutto, ad una diversamente atea e poi di fronte ad un grave caso di
disabilità umana?
E tutta la letteratura che si va diffondendo nella
Scuola sui Bisogni Educativi Speciali? Un tipo di differenza, che sta facendo
aumentare il numero di bambini dichiarati affetti da disgrafia, discalculia,
dislessia……
Stiamo dando proprio
i numeri! Anche qui abbiamo anche tanti insegnanti con Bisogni Educativi
Speciali alternativi…., perché si tratta proprio di una miopia avanzata ! Fatto
sta che sui piccoli rimane un’etichetta, una disabilità, che non è altro che
una proiezione di un disagio personale: una probabile disgrafia e dislessia
nella scrittura e lettura della propria vita e una forma di discalculia dovuta
all’incapacità di fare un calcolo e bilancio delle proprie scelte.
Scrive Georges Clemenceau :”Quella che chiamiamo verità è soltanto un'eliminazione
di errori”.
E siccome errare
è umano, vogliamo credere e sperare che, per diritto o per rovescio, ognuno si riconcili con la parte migliore di sé,
crescendo in quella sola abilità necessaria per ogni uomo : l’AMORE !
Ma, come scrive Arturo Graf nella sua opera Ecce Homo del 1908 : “Certe verità sono più pronti a dirle i matti che i savi”.
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