giovedì 1 maggio 2014

PRIMO MAGGIO FESTA DEL LAVORO



 Lavoro e reciprocità

Ha senso celebrare la festa del lavoro in tempo di crisi, di fabbriche che chiudono, di imprese che licenziano e di alta  percentuale di senza lavoro ?

Se da un lato celebrare la festa del lavoro smuove tutte le nostre emozioni e sentimenti negativi, dall’altro dobbiamo riflettere e ritrovare il positivo dell’intraprendenza, dell’operosità, della creatività.

Dobbiamo ritrovare la fiducia, la speranza, l’amore per l’opera delle nostre mani e della nostra intelligenza.

Paragonare il tasso di disoccupazione di oggi a quello degli anni 70 significa paragonare due mondi diversi tra loro per mentalità condizioni, moralità, eticità, sistema. 

Allora eravamo nella grande industrializzazione, oggi siamo nel post industriale e c’è la necessità di rivedere tanti parametri di pensiero e di azioni che non si addicono più  alle condizioni attuali.

Urge riscoprire la dimensione del lavoro fattivo, intellettuale e manuale, che lega gli uomini tra di loro e l’umanità a tutte le creature.

E’ necessario pensare al lavoro non solo come  mezzo per soddisfare la cupidigia di guadagno o di ricchezza per pochi, ma, come sostentamento e dignità per molti, cioè per tutti.

E’ fondamentale ritrovare l'umiltà che porta a conciliare la dignità con l'esercizio  di un mestiere, anche ordinario e faticoso ma, sempre utile alla collettività per riscoprire la missione dell’uomo nel mondo: collaborare all’opera creatrice e ricreatrice di Dio.

Si richiede di lavorare con onestà, con diligenza, con pazienza e buona voglia in tutti i campi, in tutti i settori, a tutti i livelli.
E’ necessario riscoprire l’aspetto spirituale del lavoro che ha in sé un forte significato di disciplina e di educazione perché obbliga a vincere le proprie resistenze, ad uscire da se stesso ed entrare in comunione con gli altri.

Il lavoro è la grande scuola della reciprocità. 
Nicolina Raimondo

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