Lavoro e reciprocità
Ha senso celebrare la festa del lavoro in tempo di crisi, di
fabbriche che chiudono, di imprese che licenziano e di alta percentuale di senza lavoro ?
Se da un lato celebrare la festa del lavoro smuove tutte le
nostre emozioni e sentimenti negativi,
dall’altro dobbiamo riflettere e ritrovare il positivo dell’intraprendenza, dell’operosità, della creatività.
Dobbiamo ritrovare la fiducia, la speranza, l’amore
per l’opera delle nostre mani e della nostra intelligenza.
Paragonare il tasso di disoccupazione di oggi a quello degli
anni 70 significa paragonare due mondi diversi tra loro per mentalità
condizioni, moralità, eticità, sistema.
Allora eravamo nella grande
industrializzazione, oggi siamo nel post industriale e c’è la necessità di
rivedere tanti parametri di pensiero e di azioni che non si addicono più alle condizioni attuali.
Urge riscoprire la dimensione del lavoro fattivo,
intellettuale e manuale, che lega gli uomini tra di loro e l’umanità a tutte le
creature.
E’ necessario pensare al lavoro non solo come mezzo per soddisfare la cupidigia di guadagno
o di ricchezza per pochi, ma, come sostentamento e dignità per molti, cioè per
tutti.
E’ fondamentale ritrovare l'umiltà che porta a conciliare la
dignità con l'esercizio di un mestiere, anche ordinario e faticoso ma, sempre utile
alla collettività per riscoprire la missione dell’uomo nel mondo: collaborare
all’opera creatrice e ricreatrice di Dio.
Si richiede di lavorare con onestà, con diligenza, con
pazienza e buona voglia in tutti i campi, in tutti i settori, a tutti i livelli.
E’ necessario riscoprire l’aspetto spirituale del lavoro che ha in sé un forte
significato di disciplina e di educazione perché obbliga a vincere le proprie
resistenze, ad uscire da se stesso ed entrare in comunione con gli altri.
Il lavoro è la grande scuola della reciprocità.
Nicolina Raimondo
Nicolina Raimondo
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