Differenze e continuità con il passato.
Nicolina Raimondo
Qualche decennio fa i nipoti erano molti e i nonni erano pochi (le famiglie erano più numerose, ma si viveva meno a lungo), oggi è il contrario, il 42% dei nipoti alla nascita ha tutti e quattro i nonni e molti sono i casi di un solo nipote per quattro nonni.
La famiglia e i
rapporti interpersonali sono profondamente
mutaTI. Siamo passati da un padre assente per emigrazione ma sempre presente nei discorsi e nel ruolo riconosciuto anche a distanza, al padre presente ma assente o perché latitante dalle sue responsabilità o perché ignorato, escluso dai comportamenti invischianti di donne troppo protettive e manipolatrici.
mutaTI. Siamo passati da un padre assente per emigrazione ma sempre presente nei discorsi e nel ruolo riconosciuto anche a distanza, al padre presente ma assente o perché latitante dalle sue responsabilità o perché ignorato, escluso dai comportamenti invischianti di donne troppo protettive e manipolatrici.
In passato il
divorzio non esisteva, il padre, per lavoro o per mentalità, era spesso assente
ed era la donna ad occuparsi interamente della famiglia e dell'educazione dei
figli; i vecchi nonni erano trattati con riverenza e vivevano, quasi sempre,
insieme ai figli e ai nipoti.
Oggi, invece, il
nonno, con un medio livello di istruzione, abita da solo, è una persona
indipendente (spesso lavora ancora), ha un'età tra i 65 ed i 74 anni, vive con
il coniuge, è legato alla famiglia ma vive fuori di essa. I nipoti sono
bambini di un’età compresa tra i sei ed
i dieci anni; egli li incontra spesso, sia per la necessità di offrire aiuto ai
figli, che per il desiderio di stabilire legami affettivi con i propri nipoti,
senza assumere la parte sgradevole delle responsabilità educative.
Normalmente soddisfatto del rapporto con i nipoti non
si preoccupa dell'efficacia della sua azione educativa; con piacere dedica tempo
ai bambini dei suoi figli e nei suoi rapporti con loro è intraprendente e attivo,
favorisce le attività ludiche trasmette il proprio vissuto e di quello della
famiglia, soddisfa il bisogno principale dei nipoti di ricevere affetto e
comprensione, è spesso anticipa la richiesta di doni, che gli sembrano mezzi utili
per rafforzare la relazione.
In tutto questo
escursus il rapporto nonno-nipoti è molto complesso e variabile e vari aspetti
influiscono sul modo di vivere, di ciascuno, la condizione e il ruolo di nonno,
cioè la nonnità.
Per prima cosa nonni non si nasce ma si
diventa alla nascita di un nipote.
La consapevolezza
di assumere un nuovo ruolo, ci riporta, sia pure in maniera inconscia, ai
modelli avuti a disposizione perché la
nonnità non è una nostra invenzione, ma, è un retaggio culturale che attiene
alla relazionalità e all’affettività dell’uomo che porta con sé il frutto di
un'educazione remota e continua che riconosce la persona come valore primario e
favorisce l'apertura verso l'altro.
La nonnità
si fonda su un rapporto libero, fine a se stesso, privo delle preoccupazioni
educative tipiche del rapporto genitori-figli. I nonni rispetto ai genitori
siano meno rigidi, molto più tolleranti, disponibili al dialogo, e talvolta
anche complici.
Tuttavia, non
avere responsabilità educative dirette non significa non avere un ruolo
importante ed efficace.
Purtroppo molti
nonni, a causa anche di una difficoltà a dialogare con i genitori
sull'educazione, non sono del tutto
convinti e consapevoli della loro importanza educativa e tendono a sminuire
questo aspetto.
Nella società
odierna, disorientata da ideologie confuse e incoerenti, caratterizzata da una
distorta visione del mondo - divulgata dai mass-media - dominata dall'egoismo e
la soddisfazione immediata dei bisogni a scapito dei valori di solidarietà e di
responsabilità, il contributo educativo del nonno, se ispirato ad autentici
valori, può avere grande importanza per lo sviluppo della socializzazione del
bambino.
Ma, tale ruolo
educativo si basa sul presupposto importantissimo che da portatore di valori, non
li deve imporre al nipote tentando di plasmarlo a propria immagine e
somiglianza.
Lui deve
accettarlo per quello che è, rispettandone l’identità nella diversità. Questa è
la condizione essenziale per instaurare un dialogo basato sul rispetto di tutti
i valori, anche di quelli estranei alla propria sensibilità.
L’accettazione richiede
che il nonno non esprima giudizi, ma, sappia mettersi in posizione di ascolto, di
osservazione e di attesa nei confronti del nipote. In questo modo, invece di
limitarsi a conquistare il suo affetto con regali o gratificazioni materiali,
può essere educatore e non semplicemente custode, trasformare la relazione in
una occasione di crescita reciproca, di coeducazione.
Forse tutto ciò che non ha fatto con i figli.
Oggi le persone
della terza età, altrimenti detti “diversamente giovani”[1] , che
siano nonni oppure no, hanno, nel ruolo, nell’età, nel tempo. nei mezzi a
disposizione e nelle occasioni esistenti, la possibilità di aggiornarsi continuamente
sul significato dell'educazione e sui percorsi di formazione del bambino,
possono leggere, mantenersi attivi, coltivare interessi e rapporti sociali,
autoistruirsi (anche frequentando le Università della terza età), sfruttando le
proprie potenzialità creative.
Possono, se vogliono, vivere la propria stagione di vita, in sintonia con gli anni e con la realtà, senza cadere nel vittimismo e nella depressione.
Possono, se vogliono, vivere la propria stagione di vita, in sintonia con gli anni e con la realtà, senza cadere nel vittimismo e nella depressione.
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