LA CAMERA DELLA SIGNORA CHERBRUN
Madame Cherbrun, 92 anni, arzilla e lucida, quella mattina
si alzò alle 7,
si vestì e preparò con cura, indossò il
tailleur delle grandi occasioni.
Era un giorno molto importante per lei: lasciava casa sua per andare nella
casa di riposo.
Suo marito, l’uomo
con il quale aveva condiviso 70 anni della sua vita
era morto da poco e lei non
poteva più stare sola.
Aspettò pazientemente più di un’ora nella sala d’attesa
della struttura.
Sorrise con dolcezza all’operatore che si avvicinò per dirle
che la stanza era pronta.
In ascensore l’infermiere che l’accompagnava le fece una dettagliata
descrizione
della camera: il colore delle pareti, delle lenzuola e delle tende
e la descrizione del
panorama.
- Trovo questo appartamento funzionale e di buon gusto. Sarò
senz’altro a mio agio.
E’ perfetto. Disse M.me Cherbrun con entusiasmo.
- Ma, signora, non avete ancora visto niente. Aspettate di
vedere la camera,
moderò l’infermiere.
- Non c’entra niente, rispose la vecchietta. La felicità è
qualcosa che si decide in
anticipo.
Il fatto che il mio appartamento mi piaccia non è legato
alla grandezza della camera,
al colore delle pareti, delle lenzuola o delle
tende.
Sono io che decido se questo spazio mi piace oppure no.
E io voglio che
mi piaccia.
questo fa la differenza della qualità della vita.
Nicolina Raimondo
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