aria di famiglia
neva biagiotti
Le feste e i loro preparativi, i
possibili menù, la spesa insieme, la cura del momento in cui
la
famiglia sarà tutta intorno alla tavola. E fra le possibili scelte, il ricordo dei
gusti dei
commensali, il cercare di fare a tutti cosa gradita, offrire quella
piccola attenzione
che testimonia conoscenza e affettività.
E preparare, cucinare non è una fatica ma un dono d’amore, è un
vedere uno per uno
tutti nella loro personale particolarità. E’ come dire:
“Siediti a questa mensa di tutti, ma che sarà congeniale anche a te.
Sa di
famiglia ma sa anche di te. E sa di me... di lui... di lei... di loro”.
E il cibo è buono anche se non
perfetto perché sa dell’amore di chi l’ha preparato e sa
dell’amore di chi si
siede con piacere a quella mensa...
E sa di radici, sa di ricordi, sa di
pensieri volati a chi non c’è ma è nel cuore di tutti...
anche quei pensieri comuni
permeati di dolce e sottile tristezza sanno di famiglia
e di radicamento
comune. Sanno di una venatura di sentire che ci appartiene e ci connota,
come
la venatura colorata nel blocco di marmo bianco.
Ma siamo un blocco morbido,
duttile, con i confini che si allargano e si restringono,
si dilatano, si
articolano, ma all’interno c’è il cuore del senso di famiglia che batte in
sordina,
ma con costanza, con una lenta e soffice determinazione.
E circola bontà e affetto l’uno per
l’altro... ma circola anche una certezza:
anche se saremo ad altre mense e in
altri luoghi, saremo sempre vicini col cuore.
Ed hanno senso gli sforzi, i sacrifici e la volontà di costruire questa
aria di famiglia
che ci avvolge senza costringerci, con delicatezza e rispetto.
Poi via tutti, ognuno per la sua strada, ma con l’affetto nel cuore,
quel filo
invisibile che ci unisce ma ci lascia liberi.
Perché è vero affetto, voler bene all’altro, vicino o lontano da noi. 

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