mercoledì 7 marzo 2012

La figura della madre tra complicità e fusionalità:
cordoni ombelicali mal tagliati
La madre temuta o adorata, è e rimane, nel bene e nel male, colei dalla quale tutto è cominciato perché ha dato non solo la vita fisica, ma anche la relazionalità, l’affettività, l’emozionalità etc, tanto è che uomini e donne, tutti parlano dell’amore della madre allo stesso modo, le sue attese nei loro riguardi, i valori che ha saputo inculcare, i sacrifici fatti, etc.. , si lamentano solo (quando si lamentano) del tipo di relazione che hanno con lei : troppo intrusiva, troppo assente, o troppo rigida.
Rimane ancora una remora poter parlare obiettivamente e sinceramente di lei.
Quando il rapporto con la madre non è positivo è difficile per i figli ammettere persino a loro stessi che è lei la causa dei loro problemi (depressione, crisi coniugale o familiare, fallimento professionale, inibizione). Ma ormai non è più un problema fare una simile ammissione perché Jung lo la fatto per tutti, infatti dice:” L’archetipo della madre costituisce il fondamento del così detto complesso materno…la madre ha sempre una parte attiva nell’origine del disturbo, in particolare nelle nevrosi infantili o in quelle la cui etiologia risale senz’ombra di dubbio alla piccola infanzia”.
Naturalmente gli effetti della complicità o della fusionalità con la madre sono diversi per il figlio o la figlia.

Madre - figlia
Per la donna una mamma invasiva crea rapporti invischiati, per cui non si sa più dove finisce la complicità, o dove comincia la fusione. Infatti, è difficile fare tale distinzione soprattutto, dopo gli anni ‘70, con l’apparizione della madre amica che introduce comportamenti di grande complicità tra la madre e la figlia, come lo scambio di vestiti, avere le stesse amiche, andare insieme in discoteca etc… Tali comportamenti, riducendo la distanza tra l’una e l’altra, nascondono cordoni mal tagliati (sia per la madre che per la figlia) e/o relazioni fusionali che si traducono, poi, in telefonate quotidiane, costante richiesta di consigli, racconto dettagliato della vita di coppia e di famiglia, non fare niente senza aver chiesto prima l’opinione. Queste sono solo alcune delle  manifestazioni  delle relazioni madri/figlie, ma ci sono altre più nascoste e insidiose che si manifestano in continui conflitti, lunghi silenzi o esteriori prese di distanza perchè la dipendenza non è sempre così manifesta o materializzata, molto spesso la madre è talmente “incorporata” che non è necessario avere un rapporto di vicinanza  e continuo con lei, perché anche da lontano e nel tempo continua ad influenzare e condizionare.    
        
 Madre - figlio
Un uomo che non ha spezzato il suo cordone ombelicale con la madre, non può entrare in sintonia con un’altra donna, perchè non può sviluppare, vivere e realizzare, quella unione di anime e di corpi che è il matrimonio. Quando questo uomo cerca una moglie, non cerca la sua metà in senso biblico, cioè la donna con la quale condividere la sua vita, le sue aspirazioni, i suoi sogni profondi, con la quale realizzare la comunione di spirito e di corpo per diventare una cosa sola, ma cerca solo la sostituta della madre, poiché non è di moglie che ha bisogno, ma di madre. Quando la trova (spesso dopo la morte della madre) diventa succube della moglie allo stesso modo come era succube della madre.
Una donna accanto ad un uomo che “è occupato dalla madre”, che è in simbiosi con la madre, non è “moglie”, è solo la compagna di giochi, è la dama di compagnia per apparire in società. Quindi una donna appassita,  nel suo aspetto fisico-esteriore, e svigorita dentro, una donna che perde il contatto con il sé, soffre, perché è schiacciata e svilita nella sua femminilità, calpestata nella sua profonda dignità di essere umano, ignorata nella sua dignità di donna, di madre, di moglie, perché nessuno in famiglia le riconosce il suo ruolo.
Pertanto un figlio troppo legato alla madre o madredipendente non dovrebbe sposarsi prima della morte della madre, perché il suo sarebbe un matrimonio non  vero, infelice, 


[1] C. G. Jung: L’archetipo della madre. Bollati Boringhieri, pag. 34

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