martedì 10 maggio 2011

daniela troiani - incontro di donne da mondi lontani


  



Daniela Troiani
 Psicologa Clinica
Counselor Relazionale
Prevenire E' Possibil
e

daniela.troiani@alice.it


 



INCONTRO DI DONNE DA MONDI LONTANI




 

 

 
 
E' già un ricordo e lo voglio fermare, prima che il tempo lo dissipi.


Eravamo tante nella suite di Zeinep la nostra giovane amica turca, che nell'albergo scelto per le nozze, si faceva bella per il suo sposo, nostro amico italiano.



Eravamo ad Ankara. E chi l'avrebbe mai immaginato di partecipare ad un matrimonio in Turchia con una spedizione di più di venti persone?



Gli sposi volevano una festa di nozze che non si esaurisse nel momento del "Evèt!" il "Sì" turco.


Volevano un matrimonio che, fuori dalle tradizioni, ricalcasse la consuetudine di festeggiare per una settimana intera.


Ed è stato spettacolare vivere la gioia di una sposa in una dimensione così incredibilmente diversa e così meravigliosamente uguale.



Zeinep è una ragazza d'Europa, assolutamente occidentale e trasgressiva rispetto a molti costumi della tradizione turca.



Si è sposata in bianco e con il velo, nonostante il suo pancione sfacciato e la convivenza iniziata da più di un anno.



Ma le donne presenti tra i più di duecento invitati, erano un campionario senza pari.



C'erano le amiche turche ostentatamente occidentalizzate, vestite con abiti troppo audaci anche per le italiane. C'erano le italiane in abito lungo, per timore di offendere costumi sconosciuti,   che vogliono la donna velata e protetta da sguardi indiscreti.



C'erano le donne anziane, zingare del Mar Nero, con spessi abiti da contadine, coperte con chador e sedute in un tavolo appartato.



La più anziana, nonna della sposa, come da antica usanza, ha ricevuto l'omaggio di tutti i componenti della famiglia, che avvicinatisi, le prendevano la mano, portandosela alle labbra.



Fasciata in un lungo abito blu, la cantante si è esibita in un repertorio vastissimo dai classici di Frank Sinatra e Arethra Franklin, alle ipnotiche e oniriche melodie della tradizione anatolica, ai testi riarrangiati in turco della tradizione partenopea, in omaggio agli ospiti italiani.



E poi, assolutamente inaspettato, il rituale tradizionale in uso per il fidanzamento, in cui le consuocere girano intorno alla sposa con candele accese, mentre gli strumenti  tipici suonano una danza frenetica e coinvolgente.



Abbiamo ballato anche noi, stoccafissi italiani, tra le donne e gli uomini abituati ai ritmi inebrianti della danza del ventre.



Abbiamo ballato anche noi, rigide e timorose, mentre le donne turche lasciavano andare la loro sensualità mai volgare e intonavano con il corpo la loro gioia per quella figlia della Turchia, che partorirà il suo bambino in Italia.


E' stato bellissimo, un'esperienza indimenticabile e suggestiva, in cui la gioiosità femminile, la solarità, la forza e il coraggio, la cura per gli altri e la sensibilità nei gusti sono esplosi  negli abiti di ognuna delle presenti.


In Turchia, durante i periodi di mala sorte, è in uso dire: "Ci vorrebbe proprio un matrimonio!"



E la giovane sposa turca, con le monete d'oro regalate dagli ospiti appese al vestito e la sua pancia, che balla tutta la sera  senza posa, in un connubio perfetto tra passato e futuro, tra tradizione e trasgressione, tra devozione all'uomo e profonda consapevolezza di essere il perno della famiglia che sta costruendo, rimarranno in me, come rappresentazione di un modello possibile di libertà responsabile, di meraviglioso incontro riuscito tra mondi tanto lontani.


E a mezzanotte la musica si è spenta, secondo i dettami della legge turca, mentre incuriositi aprivamo le nostre bomboniere di velo rosso, dove le mani sapienti della madre della sposa avevano riposto il sapone all'olio di oliva fabbricato in casa, simbolo di buona sorte, insieme alla polvere di henné rosso, che lo accompagnava.
 




"La  vita comincia  laddove comincia  lo sguardo"



(Amélie Nothomb)


 

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