martedì 26 marzo 2013

IL DOLORE






 Il significato del dolore – Aspetti psicologici ed etici



                

Il dolore costituisce il punto discriminante tra l'essere e il non-essere, tra il farsi 
e il disfarsi dello sviluppo e la maturazione della personalità umana, tra l'egoismo 
e la generosità, tra l'egocentrismo e una visione integrale che facilita la conoscenza
 dei limiti esistenziali e delle capacità spirituali dell'uomo.
Di fronte al dolore l'uomo è sconcertato e privato della sua abituale sicurezza.
 L’uomo del terzo millennio ha perso la capacità di soffrire e insegue la ricerca
di un piacere a tutti i costi cercando una parziale eutanasia che, invece, lo 
fa affondare ancor più nella sofferenza e nella propria incapacità di 
rinnovamento, di maturazione e realizzazione esistenziale.

Il dolore deriva dalla perdita di un bene, da una privazione, da un insulto, da un 
attacco, da una distruzione, destabilizza la persona ed è un sentimento capace
di paralizzare tutto il nostro essere e, se derivante da un’affettività non serena e 
malata, può far perdere la libertà interiore. Esso può essere compreso solo in 
rapporto al piacere, che è uno stato di ben-essere, di star bene, di gioia, di 
sollievo, per la cessazione di un bisogno oppure per il possesso di un bene,

Esistono tre tipi di dolore: fisico, interiore e tristezza.
 Sia il dolore fisico che quello spirituale e/o psicologico portano lo svenimento, 
la paralisi della volontà e il disordine dell'affettività;
Il dolore interiore è la conseguenza dell’unità dell’essere umano ed è proporzionale 
all’amore che ne è la causa perché quanto più si ama tanto più si soffre ed è quello
 che si avverte, quando si è  privati di un bene, come la morte di una persona cara 
o la percezione di un male non fisico.
Quando si soffre si diventa tristi: la tristezza è il sentimento più negativo che l’uomo 
possa vivere perché blocca le relazioni, paralizza l’attività e porta alla depressione.

Il dolore, forte e prolungato fa regredire la mente verso posizioni infantili dalle 
quali non siamo capaci di difenderci, rovina l’armonia dell’essere, ostacola la 
disponibilità verso gli altri, fa ripiegare su se stessi, restringe tutte le possibilità 
esistenziali, fa invecchiare precocemente, ma soprattutto non è comunicabile
 agli altri per diretta partecipazione come invece avviene per la gioia.
 Il dolore, in quanto privazione di bene, non è buono, ma è parte integrante
della vita umana, la non accettazione produce alienazione ed estraniamento
 da se stessi.
Per non rimanerne travolti bisogna imparare ad accettarlo nel suo mistero e 
trovarneil senso e il  "perché", solo allora non apparirà più tanto assurdo e
 incomprensibile.
All’uomo è chiesto di affrontare con coraggio l’infelicità come problema della vita, 
la sua grandezza sarà definita dalla forza d’animo con cui la riconosce e la accetta.

Il dolore è, sprone all'azione e parte del senso reale della vita, dietro ogni dolore e 
soprattutto in quello della morte, c’è una nuova vita, difficile e duro da comprendere,
 assurdo da ammettere, ma “ogni morte” , ogni dolore porta in sé una forza salutare 
che conduce all'ordine e all'autenticità e rappresenta  il passaggio verso una nuova 
esistenza.

Nella scuola della vita il dolore ha un ruolo molto importante per lo sviluppo della 
personalità e dell’umanità dell’essere. Dopo il primo momento di rifiuto e di 
disperazione la persona attiva la riflessione che guida l’elaborazione e conduce al   
cambiamento. 
Senza rendersene conto entra in contatto col proprio mondo interiore, raggiunge una
 maggiore consapevolezza nella quale scopre e riconosce i propri limiti, diventa più 
indulgente e comprensiva verso gli altri e i loro problemi. Il dolore, sia esso fisico 
che morale, costringe a rivedere la propria scala di valori, insegna a gioire e a 
discernere il vero, aumenta la conoscenza morale e pratica della vita, sviluppa le
virtù: fortezza,   pazienza e temperanza, esalta l’intelligenza, la volontà e lo spirito 
quindi innalza l’uomo nella sua dimensione spirituale e trascendente.
Aiuta a riscoprire il senso del tempo, degli affetti e delle piccole cose perché è 
nel dolore che si tempra l’uomo.
 Nicolina Raimondo

        

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